Un voyage autour du monde..

Un voyage autour du monde..

06/06/2011

Sogno o realta'..

Et voila.. la fine del viaggio e' arrivata. O quasi... parzialmente, lasciando uno dei due viaggiatori nel limbo lussuoso di Lima.

Ma andiamo con ordine... dopo aver lasciato la Colombia. (a malincuore. Se non avessimo avuto appuntamento con Rachy e Bas a Quito, avremmo forse dedicato un po' piu' di tempo a questo luogo pacifico e seduttore che fu Salento, nel sud del paese).
Arrivati a Quito abbiamo accolto i due aussie che avrebbero viaggiato con noi per una settimana.
Due giorni a Quito. Citta' carina, ma niente di che.. Tre giorni a Baños, una cittadella (bruttina) in mezzo a montagne e colline verdi, attraversate da cascate imponenti; la natura si', meravigliosa. Poi siamo tornati in direzione di Quito, da dove Rachy e Bas sarebbero ripartiti in aereo verso Buenos Aires. Tappa alla Laguna di Quilotoa. Una laguna racchiusa in un cratere di un vulcano spento. Una bellezza. Peccato che il mio stato malaticcio (cacarella) unito ai 4000m di altitudine, mi hanno fatto sudare per compiere la discesa ed ascesa del cratere. Uff!
Il giorno dopo fu il saluto di Rachy e Bas che se ne tornavano a Quito in bus. Io e Nico abbiamo seguito verso la costa ad ovest, arrivando, dopo due giorni, a Canoa, un villaggio piccolo sulla costa, dove il tempo sembra essersi fermato. Quattro giorni di relax e test delle delizie locali.
Pesce fritto, colazioni tropicali a base di una polpetta fatta con banana verde e formaggio. WoW!
Poi ci siamo spostati verso sud, pensando di finire alla Montagnita, uno dei centri turistici principali della costa. Un villaggio relativamente piccolo, ma sovrapopolato da turisti. Tappa per una notte a Puerto Lopez ed il giorno dopo ci mettiamo in marcia verso la Montagnita. Tutti i bus che abbiamo fermato ci chiedevano il doppio del prezzo normale, solo perche' volevamo andare alla Montagnita. E che palle. Se gia' a due ore di bus cominciano a succhiarti il sangue perche' il posto dove vai e' turistico, non abbiamo voluto immaginare come fosse una volta in loco. Quindi, cambiamo programma: partiamo direttamente verso sud, destinazione Guayaquil, per poi passare la frontiera verso Mancora, nel nord del Peru.
Carino il villaggio, ma troppi turisti e fiestas con alcool a fiumi fino alle 5. Fiesta fiesta fiesta. Siamo alla fine del viaggio, un po' stanchi e abbiamo voglia di qualcosa di diverso.
Partiamo da Mancora dopo due notti verso Trujillo, da dove prendiamo un bus che in 20 minuti ci porta a Huanchaco, una localita' famosa per il surf. Un villaggio tranquillo, cullato dal rumore delle onde.
Troviamo una posada economica, tranquilla, dove siamo i soli ospiti. Perfetto!
Tre giorni passati a esplorare il luogo. Trovato il carretto che verso le 11 vende cheviche: pesce crudo freschissimo, marinato con lime, chili, cipolla e spezie. Servito con una deliziosa patata dolce e grani di mais giganti. Incredibile. Poi abbiamo conosciuto Luca. Un italiano di Firenze con un baracchino nel mercato pubblico del villaggio. Un buco che offre, pizzette, caffe' fatto con la mokka, piatti di pasta con salse fatte in casa. Semplice, ma un buon concetto. Ha scoperto che i peruviani adorano la sua pizza. Un tipo.
Dopo tre giorni ripartiamo verso Trujillo, dove dobbiamo prendere il bus verso Lima, l'ultima destinazione prima dell'aereo verso casa.
Nella sala d'attesa, pronti per salire sul bus, vado in bagno, lasciando il mio zaino, LO ZAINO, ai piedi di nico, che aspetta in piedi. 2 minuti. Lo zaino e' stato rubato. Incredibile. Due persone, una donna ed un uomo, hanno distratto Nico, mentre un terzo ha preso lo zaino. Panico!
Passaporti. Cartedi credito . Patente. Macchina fotografica.Tutto. Un disastro. Fatta denuncia. Prendiamo il bus successivo ed arriviamo a Lima da Steve.
Ma le sorprese... non sono finite...
Facciamo tutti i documenti necessari per rientrare e venerdi mattina, il 3 giugno, ci presentiamo all'aereoporto. Ups... PROBLEMA. "Sign.na con il documento che ha, puo' solo volare direttamente in Italia. "Il mio volo arriva in Spagna. Nico parte, per non perdere il biglietto ed io me ne torno mestamente a casa di Steve, che, quando mi ha vista rientrare ha pensato di vedere un fantasma. Dopo tutti i giri nei vari uffici delle compagnie aeree sono riuscita a cambiare il volo per il giorno 8. Mercoledi'. La missione, ora, e' fare il passaporto. Fortunatamente, una fortunata conoscenza, ha semplificato, in teoria, il processo. Devo solo aspettare domani mattina, quando andro' all'Ambasciata e vedro' cosa mi dicono. Rivedro' sicuramente la gentile signora che mi ha fatto il documento assicurandomi che era quello perfetto nel mio caso. Grazie!

Sono a Lima. Mi riposo. Cerco di sfruttare tutte le cose che, tra poco, spero, non avro' piu' a portata. Penso sempre al cibo. Alla frutta, per esempio.
A domani. Sono positiva.

08/05/2011

Dal Caribe alla regione del Caffe


Eh si'... ai caraibi si stava bene, ma le lancette che corrono limitano la goduria prodotta dal trio: sole, mare e chachacha... no dai... suona bene, ma tutto cio' che si puo' trovare in questa bella regione colombiana e' la salsa!
Dopo un soggiorno di due giorni a Bogota, con le ossa scosse dal freddo e dall'umidita' ( dopo San Andres, il ritorno alla dura realta' non e' stato facile!!! ;P ), abbiamo preso un bus diretto verso Santa Marta, una citta' situata sulla costa nord della Colombia, alla ricerca del SOLE!!! Citta' carina, o piuttosto, carino il posto dov'era situato il nostro Hostal Miramar. Una viuzza tipica colombiana dove il tempo passava lento, a colpi di cerveza e tragos.
Due notti qui, per scoprire il (ex) villaggio immacolato di pescatori, ora invaso da backpackers, di nome Taganga (gita che abbiamo fatto in giornata, visti i prezzi folli per dormire in quest'ultimo). Spiagge belle, caraibiche, pescioni che ti scodinzolano attorno, insomma... un piacere. Solo difetto: eravamo in piena "Semana Santa" e le spiagge erano invase da orde di turisti colombiani che, come noi, scappavano dalla pioggia e dal freddo.
Terzo giorno: decidiamo di partire alla volta di Tayrona, uno dei Parchi Nazionali piu' belli e visitati del Paese. Sempre Semana Santa ed il parco piu' che naturale sembrava un parco divertimenti. A causa della pericolosita' delle correnti marine, solo tre spiagge sono balneabili. Immaginate 3000 persone ammassate a non piu' di 30 centimetri di distanza una dall'altra. Peggio di Rimini nei peggiori degli incubi possibili.
Nonostante avessimo programmato di stare 3 notti immersi nella pacifica ed immacolata natura del parco (!!??) , alla fine ne abbiamo fatta solo una, guadagnando tempo sulle mete incredibili che avremmo scoperto piu' tardi.
Prima avventura in una amaca, dove abbiamo passato la notte. Comoda!... per le prime ore, poi la mia schiena ha iniziato a ribellarsi, costringendomi a cambiare posizione ( senza ammazzarmi) tutti i 30 minuti. Me ne e' valsa la pena!!
Giorno dopo, quindi, ritorno a Santa Marta e preparativi per la partenza verso Cartagena, la mattina seguente.
Il fato ha voluto che due ragazzi danesi, Lesse e Martin, partissero nello stesso momento e verso la nostra stessa destinazione. Gentilissimi ci hanno offerto di partire con loro, nella macchina noleggiata a Bogota e, in compagnia di un altro compañero argentino, Damian, dopo 5 ore siamo arrivati nell'affascinante citta' di Cartagena.
Che meraviglia. Una delle piu' belle citta' che abbiamo scoperto in America Latina. Stile coloniale, come molte altre, ma un fascino a parte. La citta' e' racchiusa tra mura e ad ogni angolo si potrebbe scattare una foto, talmente eclatante e' la bellezza di ogni singolo angolo della citta' vecchia. Serata passata con i nostri amici di co-voiturage in un baretto 100per100 colombiano a ritmo di salsa. Un'esperienza!! E poi ancora due giorni rilassanti nella nostra cameretta pas-chere nel Getsemani.
Partenza il 29 Aprile verso Palenque, un villaggio a 70km a sud est della citta'.
Ci ha incuriositi la descrizione di questo luogo fatta dalla Lonely Planet, che, oltre che a dare prezzi sbagliati ed indirizzi di posti chiusi, ogni tanto ti fa scoprire qualcosa di interessante, veramente al di fuori dei circuiti turistici. Palenque: un paesino di 2000 anime dove avevamo l'impressione di essere in Africa e non in Colombia. Benkos Bioho (uno schiavo africano che, nel 1603, riusci' a scappare da Cartagena dove viveva come schiavo) fondo' questo villaggio: il primo, nelle Americhe, dove la gente di colore poteva vivere libera. Libero', inoltre, un numero impressionante di schiavi, reclusi nella citta' di Cartagena, la leggenda dice "ipnotizzando le guardie" (??!!), guidandoli successivamente, di notte e a piedi, fino al villaggio di Palenque.
Il viaggio per arrivare non e' dei piu' semplici, anche se non impossibile. Un bus ci ha lasciati sulla strada principale e due moto, guidate da Palenqueros ci hanno trasportati, passando in mezzo a distese di banani e yuca, fino al villaggio: l'Africa nera.
Un bene il fatto che l'accesso a questo pezzettino di Africa non sia facile come per le altre mete turistiche piu' conosciute. Nel villaggio gli unici stranieri eravamo noi ed una ragazza brasileira. Ospitati a casa di Ambrosio, un vero Palenquero, abbiamo passato due giorni magnifici, condividendo cibo, vita quotidiana ed esperienze uniche, in quanto diverse da tutto cio' che abbiamo conosciuto fino ad ora. Abbiamo imparato a piantare la yuca, questa radice deliziosa. L'abbiamo raccolta, in vista della cena. Ci siamo lavati nel Rio (arroyo, in palenquero) e conosciuto, per quanto possibile in due giorni, l'affascinante cultura di questa gente. Un'esperienza unica. Incredibile. Condivisa con persone semplici, dal cuore grande.
L'immagine che piu' mi e' rimasta impressa del villaggio sono i bimbi, che giocano per strada. Piu' della meta' della popolazione non supera i 13 anni. Quasi come nella mia cara Repubblica delle Banane, che conosciamo bene!!??
Partiti un po' a malincuore da Palenque, dopo un periplo incredibile in bus ( Attesa di due ore prima che un bus si faccia vivo. Primo bus che ci lascia in un paesello sperduto. Cambio bus. Rottura del bus, sul quale il conducente si ostinava a viaggiare senza freni. Rivolta dei passeggeri con (quasi) "linciaggio" del pilota e co-pilota!!?? Altro bus a Monteria, verso Medellin. A causa della pioggia incessante e degli smottamenti di terreno che hanno invaso la carreggiata il viaggio, in teoria di 8 ore, si e' trasformato in un'eternita' di 20 ore) , siamo riusciti a mettere piede a Medellin. Non ci siamo fermati, ma, dopo un'attesa di 7 ore, per il bus delle 23 (si risparmia su tutto!!) siamo ripartiti verso Armenia, una citta' piu' a sud, nella regione del caffe'.
Salento, un villaggio a 2000m di altitudine ci ha accolti la mattina alle 6, quando ancora tutte le strade e la piazza principale erano deserte.
Caffe' delizioso in un baretto dove un nonnino ci ha servito due tazze uscite dalla collezione del Mulino Bianco e poi tour alla ricerca dell'ostello. Trovato, "el Jardin", dove uno scienziato pazzo accompagnato dalla madre ci hanno accolti per una notte. Una sola, in quanto il loro modo di farti sentire a tuo agio, non ha fatto che accrescere in me e Nico la voglia di andarcene via di la'!!! Un esempio su tutti. A cena. Io e Nico mangiavamo a tavola e lo scienziato seduto di fronte a noi che ci guardava, senza parlare, aspettando che finissimo, per chiudere a chiave la cucina e andare a dormire. Uff.... una notte e' bastata. Prima di questa famosa cena, durante la giornata, siamo andati a farci una camminata alla ricerca di una Finca, dove Don Elias e la sua famiglia coltivano caffe', con metodi biologici, da generazioni. Non esistono prodotti chimici, solo soluzioni naturali e drastiche: se una pianta e' malata la si sradica!! Che interessante. Il figlio ci ha accompagnati nei campi di caffe', spiegandoci ogni passaggio, dalla semina alla tostatura del caffe'. Muy muy muy interessante!!! Finale, tazza di caffe' da noi macinato personalmente. Una delizia.
Sulla strada del ritorno abbiamo scoperto il Paradiso: Jambolombia. Un ostello (aperto da un mese) tenuto da una famiglia giovane, con una figlia di 13 anni. Gabriel, 40 anni, originario dei luoghi; Carol e Dani, la figlia. CoolRastaCool!! Accompagnati da Cristian un amico che li sta aiutando a lavorare il terreno alla finca.
Il giorno dopo abbiamo traslocato!!!!!!Dovevamo restare un giorno e, alla fine, siamo rimasti 3 notti in questo Magic Jambolombia. Abbiamo lavorato un po' anche noi (ci capita spesso nei nostri viaggi, di contribuire allo sviluppo di progetti altrui... chissa' quando sara' il nostro...).. io nell'orto e nico scavando il buco per il "PisciLago". Una piscina naturale che sara' riempita con acqua piovana e pesci.. wow!
Abbiamo scoperto le meraviglie della natura circostante. Fiumi, colline a 2000 e piu' metri, coperte da palme da cera incredibilmente alte. In media 60m. Distese di caffe', di banani ed una fauna (soprattutto uccelli) colorata e varia. Un paradiso verde, dove anche le persone che ci vivono, sembrano stregate da questo splendore. Gente gentilissima e super accogliente.
Con non poche difficolta' siamo riusciti a partire da Salento. Questa volta non a causa di bus o tempo metereologico, ma a causa della qualita' del tempo che ci abbiamo passato e della voglia di restare.
Partiti verso sud, in giornata siamo arrivati a Popayan, dove abbiamo passato due notti, prima di riprendere un bus che ci avrebbe fatto passare la frontiera. Ieri sera siamo arrivati a Otavalo. Un villaggio ecuadoreño, famoso per il suo mercato artigianale, a tre ore di bus dalla frontiera. Stamattina full immersion nel mercato a spendere dollari (!!!??? eh si', una delusione, a causa della svalutazione della moneta, qualche anno fa, hanno deciso di introdurre il dollaro come moneta nazionale...beuffff.. arghhh) e poi bus per Quito, dove siamo arrivati nel tardo pomeriggio. Domani andremo all'aeroporto: i pazzi aussies Rachy e Bas arrivano, per passare una settimana con noi. WOW!! Andremo verso sud, per scoprire le bellezze di questo paese e farci un po' torcere dai due super sportivi che, immagino, ci faranno a pezzi, organizzando camminate improbabili (arrivano allenati dopo aver fatto l'Inca Trail!!??) e "gitarelle" in bici spacca-gambe ;)
Poi la costa, per una settimanella di mare, prima del rientro a Lima, da dove, il 3 giugno, "un jet partira' ", portandoci via da questa magica Terra.

A presto, a tutti. Chi piu', chi meno.

L'ultimo mese di viaggio e' cominciato e la linea d'arrivo di questo primo (!!) grande periplo si avvicina sempre piu'.
Sentimenti diversi ci assalgono. Voglia di tornare. Ovvio, dopo un anno, fa piacere rivedere famiglie ed amici, ritrovando una quotidianita' al fianco (piu' o meno vicino) delle persone care.
Con la paura, pero', che, passati i primi mesi ricchi di "novita' ", l'astinenza da questa droga incredibile che e' il viaggio, rendera' sempre piu' difficile il ritorno alla vita "normale" .
Sara' possibile??!! Sara' depressione??!! Chi vivra', vedra'..


Tayrona.. incredibile, all'orizzonte nessun turista..

Una delle spiagge balneabili del Parco


La mia amica amaca

Tramonto a Santa Marta

Da sx: Lesse, Martin, Damian, et les Voyageurs Fous!

La serata salsa a Cartagena!!

In partenza verso Palenque. I loved the bus!!

Niños palenqueros

La doccia... oh yeah!!!

Una giornata nei campi

Coltivazioni di mais e yuca.
Dany, il figlio di Ambrosio, il signore che ci ha ospitati.. con Nico ed il loro tesssoro: yuca!

Piantando yuca


Ambrosio

Al villaggio

Visita delle abitazioni tipiche. Ahime' non ne restano molte e per la maggior parte sono disabitate.

Charla charla..
La partenza...

A 40 km da Medellin. La fila di autobus e camion si e' formata durante le 6 ore di attesa, prima che a forza di braccia e pala, dei gentili signori riuscissero a liberare la strada dalla frana della notte precedente...


Nico e il nostro "Zitoun per un giorno" che ci ha accompagnati fra le colline di Salento

Fior di caffe'
Le bacche che contengono il delizioso chicco..

Prima della tostatura
Macina macina!!! Iron, il figlio di Don Elias, el cafeteiro.

Il paesaggio a Salento


Le palme da cera



Nella Valle di Cocora


JUMBOLOMBIA
A sx: Gabriel e Carol




Il futuro "PisciLago"


Gabriel: modalita' creativa


Salento: la piazza centrale


L'immancabile Briscola!!


Popayan: Puente de la Custodia y..


.. el Puente Humilladero


Piccolo scorcio del mercato di Otavalo

21/04/2011

Capitolo: sfiga

Hola everybody!


Per chi non fosse ancora aggiornato sulla prima sfiga del nostro lungo viaggio, ecco qui il racconto.


Dopo aver salutato i nostri compagni di avventura in Brasile, JB e Isis-ao, ci siamo diretti verso Asuncion, ancora una volta, dove abbiamo preso l'aereo che ci avrebbe portati a Buenos Aires, per poi prenderne un secondo (dopo aver dormito la notte in aeroporto.. friooooo), che ci ha fatto raggiungere la destinazione finale: Bogota, Colombia. (cosa non si fa per rientrare nel budget!!??).


Arrivati all'Aeroparque di Buenos Aires, quando vedo il mio zaino sul tapis-roulant, mi viene da sorridere. La tasca superiore, chiusa a chiave e' aperta, cuciture stracciate e nella mia piu' grande positivita' penso che un omino addetto ai bagagli, troppo forzuto, ha dovuto sollevarla in malo modo, stracciando la cucitura. Povera ingenua!!! La verita' e' che a Asuncion, hanno rotto la tasca per prendere la saccoccia dove tenevamo solo il caricatore della macchina fotografica ed il filo USB, che usiamo per caricare le foto. Sfiga ha voluto che, in una taschina nascosta ci fosse anche la scheda di memoria da 16GB con tutte le 3808 foto del nostro "giro del mondo". Depressione. Incazzatura. Sconforto. Super incazzatura.


Abbiamo tentato di tutto. Telefonate al posto di polizia dell'aeroporto di Asuncion, sperando che l'avessero gettato non trovando nulla di interessante... lo stesso con la polizia di Buenos Aires, nel dubbio che avessero aperto lo zaino all'arrivo. Ma niente. Un giorno capiremo il significato di questa sfiga/incazzatura. Denuncia fatta alla compagnia.
Nella frustrazione abbiamo dichiarato che nella borsetta c'era anche la macchina fotografica. Sorpresa!!!!! La compagnia risarcisce il danno, non secondo quello che le persone dichiarano, ma secondo la differenza di peso del bagaglio, dal check-in all'arrivo. Se lo sapevamo.......

Comunque, passate un po' di ore abbiamo iniziato a farcene una ragione. Meglio le foto, che qualche sfiga personale. Facile a dire, ma ora, spesso, mi capita di fermarmi a pensare alle singole immagini che non abbiamo piu', percorrendole, una ad una nella mia mente, con un acceso sapore amaro in bocca.


Bon, per continuare con il nostro viaggio, arrivati a Bogota un tempo di cacca ci ha accolti. Pioggia, freddo. Non il clima ideale per risollevarci il morale. Vedo Nico avvicinarsi al banco della CopaAirlines, chiede quando parte il prossimo volo per San Andres, paga e ritira i biglietti.


Un sogno, si parte, come regalo per il mio compleanno, verso un'isola colombiana, situata nel Mar dei Caraibi, a ovest il Nicaragua, a nord-est la Jamaica. Una mini isola, 19km2 di superficie, palme, cocco, pesce, sole e barriera corallina. Appena arrivati il caldo umido ci assale. Un bel cambiamento da Bogota.


Prime due notti passate nel centro, San Andres Town. Troppo caotico per noi. Quindi il secondo giorno, partiamo alla ricerca di una posada nel vicino villaggio di San Luis. Tranquillo. Un villaggio di pescatori, dove le flotte di turisti non sono ancora arrivate.


Troviamo una stanza con cucinetta alla posada YellowMoon, dove due fenomeni, Maria e Taga, ci accolgono. Cinque giorni da favola. Cullati dal ritmo delle onde, sulla nostra amaca, sul balcone di fronte al mare. Cinque giorni di esplorazione, in bici. Spiagge bianche, acqua trasparente, pescioni dappertutto, coralli dai mille colori. Insomma, mi ripetero', ma UN SOGNO!!


Un regalo meraviglioso che restera' per sempre. Altroche' orologi, vestiti, gioielli o beni materiali. Meglio nudi, ma viaggiatori!!! ;)


Dopo questa settimana da favola siamo tornati alla fredda ed umida realta' di Bogota. Citta' enorme che, forse anche a causa delle difficolta' causate dalla pioggia incessante, non si e' mostrata nel suo splendore. Non ci ha colpiti molto.


Dopo due giorni e due notti, quindi, abbiamo deciso di riavvicinarci ai Caraibi. Bus, 20 ore, per arrivare a Santa Marta, nel nord della Colombia, dove, da ieri, ci stiamo godendo il caldo ed il sole.


Domani partiremo verso est: direzione il Parco Nazionale Tayrona. Una riserva naturale sul mare che promette bene.


Un bacio a tutti e, se siete stati cosi' fortunati e meritevoli da aver ricevuto qualche nostro scatto-cartolina durante questi primi 10 mesi, conservateli gelosamente, in quanto sono foto uniche che nemmeno noi abbiamo. Esemplari unici ed originali che, una volta rientrati, cercheremo di sottrarvi con tutti i mezzi. ;D


No, al contrario, almeno qualcosa si e' salvato!!!


Hasta pronto cabronsitos.

Prime impressioni, primo bagno nelle acque cristalline di San Andres


Johnny Cay, un isolotto circondato dalla barriera corallina a 10 minuti di barca dal centro.



Il pescado di Doña Celia



San Luis



Una delle numerose "soste-test-acqua" per sfuggire al calore caraibico.



"El trampolin"... uahuuuuuuu


Il mare, un acquario.


Come a San Pere, "el trampolin 2"






La costa ovest dell'isola.





Gita all'Acquario, un isoletta a 15 minuti da San Andres.




La vista dal nostro balcone


La Posada YellowMoon


Cuarto n. 8


Dopo Bogota, ritorno al caldo. Santa Marta, visita alle spiagge di Taganga



Almuerzo a base di pescado... y cerveza.


La playa a Taganga